Perchè un oratorio estivo ?
Il 20 Giugno prossimo partiranno le attività del nostro oratorio estivo #Perdiqua. In realtà, non ci siamo mai fermati. Sabato 28 Maggio abbiamo terminato l’anno oratoriano “Come Gesù” ed ora ci concentriamo sulla preparazione dell’oratorio feriale. I lavori sono partiti il 6 Aprile scorso così che i nostri animatori potessero lavorare al meglio e gestire il loro tempo (non dimentichiamoci che si tratta di studenti o lavoratori che mettono a disposizione le loro energie per questo straordinario progetto).
Le partite di pallone sotto il sole di giugno e luglio, le magliette colorate e i cappellini, i balli e le chitarre, le gite al mare o in piscina, le preghiere di inizio giornata, la merenda insieme, magari preparata da qualche mamma volenterosa. C’è chi chiama quest’esperienza “Estate ragazzi”, chi preferisce l’acronimo Grest (Gruppo Estivo), ma la sostanza non cambia: dal Piemonte alla Sicilia, dalla Lombardia al Lazio, gli oratori italiani aprono le porte per le attività estive. Anche quest’anno parrocchie e istituti religiosi mettono in campo le loro energie per garantire un presidio sociale oltre che un riferimento pastorale. Sì, perché quando finiscono le scuole, tantissimi genitori, anche al di là dall’orientamento religioso, scelgono di affidare i figli all’estate ragazzi parrocchiale, certi di trovare un ambiente sano e protetto. Il tutto a costi irrisori (e, per qualcuno, in modo totalmente gratuito), cosa che rende accessibili queste proposte anche alle famiglie più disagiate.
«Fin dagli anni ’70 – spiega don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile – la Chiesa ha compreso che il tempo libero dalla scuola e dalla tante attività che durante l’anno impegnano i ragazzi, può essere una splendida occasione per scoprire la vita di comunità. Trasmettere dei contenuti è importante, ma in questo caso ciò che più conta è stare gli uni accanto agli altri, scoprendo “sul campo” la bellezza delle relazioni e del dono reciproco».
L’oratorio d’estate è, dunque, prima di tutto un’esperienza di Vangelo che crede nei giovani. Gli animatori sono ragazzi alle prese con i primi incarichi di responsabilità: hanno a loro volta bisogno di essere seguiti e accompagnati. Ecco allora l’importanza di sacerdoti, educatori adulti e altre figure di riferimento. «Per undici mesi all’anno gli adolescenti sono considerati un problema – prosegue don Falabretti – Il dodicesimo mese la comunità li scopre come una risorsa. E’ proprio al centro estivo che imparano ad avere cura dei più piccoli. Nella società del passato, quando le famiglie erano molto numerose, questa esperienza avveniva in modo naturale. Oggi è sempre meno scontata, ma rinunciarvi significa precludersi una straordinaria occasione per maturare e conoscere meglio se stessi». In questa logica, giocare a palla prigioniera o guidare i “bans” (canzoncine-filastrocche scandite in coro e accompagnate da movimenti del corpo) può essere più formativo di mille parole. Gratuità, accoglienza, centralità della persona: è una sfida impervia, ma nel tempo dà i suoi frutti.
Perchè un oratorio estivo?
La risposta sta tutta nelle righe precedenti: è un momento di grazia condiviso con credenti e non che offre la possibilità a 250 bambini ed 80 animatori di vivere giorni di comunione fraterna. L’oratorio sono i volti dei bambini che riempiono di gioia i loro genitori che vedono che i loro figli tornano a casa stanchi, per le ore intense vissute, ma felici. L’oratorio sono gli animatori che, gratuitamente, offrono il loro tempo ma che al termine delle tre settimane di grest si rendono conto che, come Gesù stesso ha detto, “vi è più gioia nel dare che nel ricevere”.
Per servire gli altri bisogna veramente farsi piccoli, umili, fino a sapersi inginocchiare davanti a loro, mettersi ai loro piedi. È difficile, perché il nostro io è duro a morire; ma in questo sacrificio non c’è tristezza, anzi proprio da esso scaturisce la vera gioia. Gesù stesso ha detto: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere», e l’apostolo Paolo afferma: «Dio ama chi dona con gioia». Queste parole di vita sono da ricordare sempre.
Chi si fa «servo» per amore di Cristo e dei fratelli si trova libero e felice di godere, insieme con tutti, il tesoro del Regno dei Cieli.
Come cambierebbe il mondo se ogni mattino ciascuno di noi si proponesse di rivestirsi di Cristo assumendone i pensieri e i sentimenti per riprodurne le opere; se con risolutezza ci mettessimo al lavoro come buoni operai dicendo: «Per me servire è regnare: oggi voglio cominciare a vivere così!».