OMELIA DI DON GIANLUCA. XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
DOMENICA 16 OTTOBRE 2016
Dal Vangelo secondo Luca (18,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
OMELIA DI DON GIANLUCA COPPOLA
Il Vangelo di questa domenica termina con una frase abbastanza sconcertante: “ma il Figlio dell’Uomo, quando verrà troverà la Fede sulla terra?”
Il Figlio dell’Uomo è Gesù, questa è una formula ebraica- Ben-Adhàm- il Figlio dell’Uomo atteso, quel figlio di Adamo atteso che ci avrebbe riscattato dal peccato di Adamo. È Cristo stesso, il Ben-Adhàm. E la domanda di Gesù ci mette in discussione, ci porta a comprendere il senso di tutta la pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato in questa ventinovesima domenica del Tempo Ordinario.
Gesù ci racconta, anzitutto, una parabola sulla necessità di pregare. Di farlo sempre, incessantemente. Cosa si intende per necessità?
Ogni organismo ha delle esigenze da soddisfare pena la morte, la malattia.
Il Signora mette la preghiera tra le necessità, e ci racconta la parabola della vedova, inopportuna, per così dire, e del giudice disonesto. Ma perché la Preghiera sarebbe una necessità? Fratelli miei, come cibo e acqua sono nutrimento necessario per il corpo, così la Preghiera – che non è la medesima cosa delle ‘preghiere’: queste ultime sono il mezzo per arrivare alla Preghiera, che è il dialogo con Dio- , questo dialogo con il Signore, è necessario per la nostra anima.
E deve essere costante, giornaliero, affinché il Figlio dell’Uomo, quando verrà, dovrà trovare la Fede nei nostri cuori: è per Fede che siamo stati salvati.
La Fede è un dono. Qualcuno prima di noi ci ha regalato il Battesimo, quello che questi bambini riceveranno quest’oggi. Si tratta di un dono che questi bambini riceveranno, ma che va alimentato. Senza il dialogo costante con il Signore, la Fede rischia di morire nei nostri cuori.
Non si può fare affidamento alla convinzione interiore di credere in Dio e basta. Si tratta, anzitutto, di avere la gioia di Cristo nel cuore. Gioia che si chiama Fede, e che può essere alimentata solo nella preghiera: il dialogo costante col Signore.
Dio Padre ci dà precise indicazioni sulla Preghiera. La vedova, di cui abbiamo da poco ascoltato, andava ogni giorno a bussare alla porta di un giudice che non era timorato di Dio. Senza scrupoli.
E fingiamo che figure del genere nel nostro mondo non esistano, ma siano solo frutto della immaginazione del Vangelo. Gesù, così, ci racconta di un uomo che non voleva ascoltare assolutamente l’istanza di questa donna, fino a cedere. La differenza tra Dio e questo l’uomo risiede nella certezza che Nostro Signore ascolterà, prontamente, le nostre preghiere. Ma la nostra Preghiera per essere efficace, per essere capace di far germogliare la Fede, deve essere costante. E’ necessità primaria la costanza nel rapporto con Dio.
In ognuno di noi c’è qualcosa che richiama alla vedova e al giudice: siamo un po’ vedova maltrattata e un po’ giudice disonesto. La vedova è nostra dimensione che cerca Dio, e senza muore. Stiamo parlando dell’anima.
L’anima è il cuore, come centro dei sentimenti, della spiritualità, che ha bisogno di cibo.
Possiamo immaginare il nostro cuore come in una gabbia, a gridare, “dammi Dio! Io ho bisogno di Dio! Fammi pregare ti prego!”
La reazione del cristiano è svegliarsi, trovarsi vigili e solerti a questo eco interiore. Perché, al contrario, ignorare quel grido ci porta ad assopirci. E ci rende come quel tipo di “cristiani”, per così dire, che dicono: “credo nell’esistenza di Dio, però non pratico”.
Sorvolando sull’insensatezza di questa affermazione, fermiamoci all’invito di Cristo. Instauriamo un rapporto vivo e vero con Lui. Perché, vi sarete chiesti qualche volta, vuole la nostra Fede? Perché ambisce alla nostra felicità, e la Fede rende i cuori felici. Tutto qui.
Stamani, noi e questi genitori, prendiamo un impegno. I genitori di questi nuovi figli della Chiesa lo prendono per i piccoli che portano in braccio.
Ogni messa dovrebbe essere per noi l’inizio di un cambiamento. L’occasione per un impegno. Con questa domenica, insieme, tutti, ci impegniamo a pregare. Ci impegniamo a meditare su questa necessità. Diamoci un piccolo programma di preghiera. Non occorrono paroloni, ce lo ricorda anche Sant’Agostino. Tenendo conto dei nostri doveri di stato, dedichiamo del tempo a Dio e alla nostra anima. Ritagliatevi un momento per l’unica cosa che conta. Il momento di Dio è bellissimo, perché Dio è necessità per noi. Non riduciamo le nostre anime ad essere dei sepolcri imbiancati. Qualcosa che apparentemente è bello, ma dentro è morte.
Chiediamo a Lui la costanza nel coltivare l’unico rapporto che può salvarci senza dubbio alcuno. “Signore tu sei necessario per me, perché senza di te mi sento morire”.
Dobbiamo avere il coraggio, e lo slancio, di pregare così.