CATECHESI BIBLICA DI GIOVEDI’ 17 NOVEMBRE 2016 (LUCA 4,1-13)
GIOVEDI’ 17 NOVEMBRE 2016
Dal Vangelo di Luca (4,1-13)
1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». 4Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo». 5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». 9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano;11e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». 12Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». 13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
RIFLESSIONE DI DON GIANLUCA COPPOLA
“Perché vivo?”, la domanda rispetto al senso profondo della propria esistenza è esperienza comune della vita di ogni uomo. Di solito arriva puntuale in un momento di estrema solitudine, di deserto esistenziale. Perché fino a quando la vita è avvolta da rumori, certe domande non riescono a raggiungerci.
Poi, ecco il “chi sono?”; “cosa faccio?”; “perché vivo?”. Si tratta semplicemente di domande sulla propria esistenza. Domande fondamentali.
Quando la scrittura ci dice, “Gesù pieno di Spirito Santo”, esattamente dopo aver ricevuto il Battesimo nel Giordano, ci racconta di un Cristo ricolmo della presenza del Padre e dello Spirito, ma che viene spinto in un deserto.
L’indicazione è che i momenti di solitudine con se stessi sono di fondamentale importanza per la nostra vita. Ma non solo con noi stessi: soli con Lui, pieni di Spirito Santo.
Eppure viviamo in un tempo che ha reso la solitudine una condizione patologica. Un tempo in cui il “momento di deserto” è sinonimo di depressione, ansia. Messe da parte le dovute eccezioni, è chiaro che c’è qualcosa che non va nel nostro modo di interpretare l’uomo. Lo dimostra la vita di Cristo. Perché in momenti come quelli, Dio ci invita a stare in noi stessi. A partire dal suo esempio, non ci giudica come malati. Al contrario, ci invita a vivere a pieno il momento di svolta della propria vita che necessariamente per un momento di deserto.
Dio ci insegna che il momento di crisi, non è una malattia. Ci insegna a viverlo nella sua pienezza perché altrimenti la vita non si evolverebbe.
Per portare a compimento la propria esistenza Gesù si sottopone a quaranta giorni di deserto. Che bisogno aveva Gesù di sottoporsi persino alle tentazioni del demonio? Dice la Scrittura, la Lettera agli Ebrei: “Cristo è simile in tutto a noi, fuorché nel peccato”. Ma Gesù Cristo intende, ancora una volta, darci la traccia da seguire. Il modello da mirare e a cui ambire.
Cristo entra in uno stato di orazione profonda per vincere la tentazione, così profonda che persino il bisogno di mangiare si allontana da Lui. E il digiuno diventa il sacrificio a Dio Padre. Il sacrificio per comprendere meglio, per andare in profondità. Per incontrare Dio.
Gesù, così, ci insegna che per capire la propria vita, ho bisogno solo di Dio. Ogni altro desiderio e “bisogno” privano di luce e Verità.
Quante volte ci lamentiamo di dover portare pesi troppo grandi e immeritati. E quante volte, per scappare dal paragone con Cristo, con quello che Lui ha sopportato, ci chiamiamo fuori reputando il paragone poco consono, “Lui è Dio”- ci diciamo.
Che Dio si sia fatto vero uomo è qualcosa a cui crediamo, o no?
Nel primi secoli del cristianesimo si diffuse l’eresia modalista: l’umanità di Cristo non era una vera umanità.
Anche solo avvicinarsi a questo ordine di idee vuol dire, anche, l’incapacità di credere poter diventare Santi.
E questo modo di pensare finisce presto per coinvolgere tutta la nostra esistenza. Perché finiamo con il chiamare Dio fuori da quello che ci riguarda, convinti che non potrà capirci.
Ma Dio si è fatto veramente uomo, ed è per questo che ogni dimensione della mia umanità è comprensibile a Cristo.
Viviamo in un’epoca in cui la più grande tentazione del diavolo – che esiste e che ci tenta! – è farci franare nel baratro della tristezza e della depressione. E il gioco gli risulta facile nel momento in cui mi sento incompreso da Dio.
Satana ama tentarci, e sa come farlo. Il Vangelo ce lo dimostra.
[…]Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; [10]sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiscano;
Satana conosce la Parola di Dio e con quest’ultima prova a giocare con Cristo, così come con noi. Il male si infiltra proprio nella nostra quotidianità e non si serve di giochi pirotecnici, ma nelle piccole cose.
La differenza, però, sta tutta nel fatto che il Diavolo è incapace di vivere la parola, e riesce solo a citarla. Gesù vive la Parola, e noi?
Qual è la differenza tra un cattolico che fa la volontà di Dio e uno che non la fa? La medesima: conoscere la Parola, senza viverla.
Chiacchierare è più facile che fare, ce lo insegna il diavolo. E troppo spesso seguiamo il suo esempio piuttosto che quello di Dio.
E, allora, tornando a noi. Quando ci troviamo a dover esaminare le nostre vite, dovremmo andare oltre ciò che sappiamo fare e guardare a ciò che abbiamo e che dobbiamo fare. Perché siamo noi stessi chiamati a salvarci, e per farlo dobbiamo conoscerci.
Tant’è vero che le tentazioni ruotano sempre intorno ai tre tipi che è costretto a subire Cristo.
Il primo gener di tentazione – trasformare le pietre in pane- coinvolge il desiderio dell’uomo di trasformare la realtà per renderla più comoda. Quanti peccati atroci commettiamo solo per sottometterci a ciò che è più comodo in un dato momento della nostra vita, e non a ciò che è giusto e basta.
E’ la bellezza della Verità a farci liberi. Non lo comodità degli istinti!
Il secondo genere di tentazione coinvolge il potere. Sottovalutiamo quanto peso ha nelle nostre vite l’ambizione al potere. Persino in parrocchia. Esercitare il potere fra marito e moglie, fra padri e figli, fra figli e padri, fra sorelle, fra fratelli, fra cugini, fra zii, fra amici è sempre piegarsi alla tentazione che è l’illusione di sentirsi più forti, potenti. Il demonio sa bene che il brivido di potere nelle piccole e grandi cose della vita è il seme delle discordia.
“Prostrati davanti a me, poi ti do tutto”, dice il demonio. Quante volte ci siamo prostrati davanti al potere pur di non perdere una poltrona e abbiamo, magari rinnegato Dio.
Il terzo genere di tentazione coinvolge il desiderio di farci Dio, di metterci al Suo posto. Il demonio porta Gesù sul punto più alto del Tempio detto il “pinnacolo”, e gli dice, “mettiti al di sopra di Dio”. Dopo che avere modificato la natura, dopo aver esercitato il tuo potere, mancava solo una cosa: essere Dio.
Levo Dio dalla mia vita, e resta “io”. Finalmente non ho più doveri e sono dio di me stesso. E non solo, anche del prossimo. Ogni tragedia nella storia dell’umanità è stata figlia di qualcuno che ha voluto mettersi al posto di Dio.
Le nostre esistenze sono, troppo spesso, una sintesi di tutto questo. E l’ambizione di prendere il suo posto è la sintesi del nostro tempo. Ci siamo messi a giocare persino con la vita umana, e con il sesso di una nuova vita.
Ma il male, la menzogna, ci inducono in sentieri pericolosi, in giochi malati: ci sono esperienze da cui non si torna più indietro perché abbiamo ucciso l’anima.
Ci sono scelte che ci mortificano, nel senso etimologico della parola, diventiamo morti che camminano. cioè diventano un morto, un morto che cammina.
Una delle più belle virtù cristiane, invece ci regala la possibilità di scappare dai sentieri malati di Satana e ci fa “prudenti”.
E imparare a dire ‘no’, ci fa prudenti, ma anche saggi, perché ci libera dalla superbia.
La Vergine Maria è chiamata la “donna del sì”, ma per confermare quel sì ha detto un sacco di ‘no’: al peccato, all’ipocrisia, alla menzogna, al potere, alla sporcizia. E lo stesso Cristo ha detto un sacco di ‘no’.
Nel silenzio interiore, avvicinarci a Dio, guardando al Suo esempio. Questa Parola, attraverso la presenza reale di Dio, stasera potrebbe cambiare qualcosa della tua vita.