CATECHESI BIBLICA DI GIOVEDI’ 20 OTTOBRE 2016 (Lc 1,1-58)
Clicca qui per leggere il testo dal Vangelo di Luca (1,1-58)
RIFLESSIONE DI DON GIANLUCA COPPOLA
Finito il “ciclo di Elisabetta, Giovanni e Zaccaria”, ci imbattiamo nel “ciclo di Gesù”. Il primo capitolo del Vangelo di Luca pone, come due immagini dello stesso dipinto, messe una di fronte all’altra, la nascita di Giovanni Battista e la nascita di Gesù. Il che ci vuole evidenziare che Dio preparava la venuta di Cristo attraverso l’azione dei Profeti.
San Giovanni Battista è l’ultimo grande Profeta dell’Antico Testamento. E’ il Precursore, il primo grande annunciatore di Cristo. Si pone a cavallo fra i due Testamenti, tra l’Alleanza vecchia e l’Alleanza Nuova. Lo Spirito Santo, attraverso Luca, mostra l’esatto passaggio dalla Vecchia Alleanza all’Alleanza con Gesù Cristo. Presenta, pertanto, due figure: grandissimo Santo dice il Vangelo – “Fra i nati di donna non è nato nessuno più grande di Giovanni il Battista” – e Nostro Signore Gesù Cristo.
Cosa accade? Viene mandato un angelo ad Elisabetta, a una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La Vergine si chiamava Maria e abitava a Nazareth.
Nel Vangelo di Giovanni, al Capitolo 4, leggiamo: “Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?”
Ecco una prima indicazione importantissima. Nazareth si trova in una regione di Israele che si chiama Galilea, Gesù era un Galileo, lo chiamiamo il Nazareno. La Galilea ancora oggi non è ben in Israele: perché è il luogo dell’incrocio fra le diverse culture. Ancora oggi Nazareth è la città ebrea, israeliana, con la maggiore percentuale di musulmani. A Nazareth c’è una parte alta, Nazareth Illit, dove vivono gli ebrei possidenti, e la parte bassa che corrisponde al luogo in cui si trova la casa nella quale è avvenuta l’Annunciazione. E la Basilica dell’Annunciazione, è abitata dai musulmani.
Da Nazareth, l’ebreo comune, ai tempi di Gesù, non riusciva ad aspettarsi qualcosa di buono. L’affermazione che vuole gli ebrei a fare fatica ad accettare Gesù come Messia, è piuttosto scontata se conosciamo un po’ la cultura ebraica, perché un Messia come Gesù non lo aspettavano proprio.
Ecco che ci viene offerto un primo spunto di meditazione: qualsiasi sia la condizione di partenza, qualsiasi sia la condizione del tuo cuore, o anche la tua condizione sociale, Dio può fare della tua vita qualcosa di straordinario. Può portarti, con la tua collaborazione al di là di quello che avevi potuto solo pensare. Dio può fare della tua vita un sogno che tu non avevi mai sognato, un capolavoro che tu non avevi mai immaginato.
La Vergine Maria era poco più che adolescente. E pensiamo alle promesse spose di oggi: oggi ci si sposa a quaranta, quarantuno anni, perché il matrimonio è l’ultima cosa da fare per la mentalità – sbagliata- odierna. All’epoca ci si sposava a diciassette, diciotto, anche sedici anni.
Quando pensiamo a Maria Santissima, dobbiamo immaginare una piccola adolescente di una città sperduta della Galilea. Le statue che abbiamo, come quella nella nostra chiesa, sono solo un ricordo, ma guardiamola per mandare alla mente il volto della madre di Cristo, che era vera, con un cuore che batteva, con dei sentimenti autentici, con
paure vere, con speranze e dei progetti veri. E’ un esercizio utile per la nostra vita. Dobbiamo più spesso provare ad immaginare la vita dei Santi, perché assomigliava alla nostra. Le loro paure e i loro progetti, in tanti casi, sono stati i medesimi che ci portiamo nel cuore.
E allora, da Nazareth, da Portici via San Cristofaro, può mai venire qualcosa di buono? Ebbene, nelle mani di Dio, sì. Se Dio opera possono nascere dei santi ovunque, anche, da Nazareth.
Di qualsiasi natura sia, quindi, il tuo senso di inadeguatezza, ricordati che di fronte a Gesù, tutto ha un peso diverso.
La Vergine Maria viene visitata a Nazareth dall’inviato di Dio che è l’Arcangelo Gabriele, che era un Arcangelo. Ricordiamoci che anche tra le Creature Celesti c’è una gerarchia: ci sono gli Angeli, gli Arcangeli, i Cherubini, i Serafini. Sono creature viventi, invisibili, ma viventi. Lo diciamo anche nel Credo: “Credo nelle cose visibili e invisibili”. lo professiamo ogni domenica che crediamo nelle creature invisibili e queste sono, sono gli Arcangeli, gli Angeli, ecc.
L’Arcangelo, recatosi, dalla Vergine Maria, la saluta. Nell’Ave Maria abbiamo messo ‘Ave’, perché è il modo dei latini di salutare. Ma ‘rallegrati’, è il vero saluto. Rallegrati, perché quando Dio entra nella vita di una persona, è sempre per la gioia.
Dio è un bravo seduttore. All’inizio ci seduce, con il sentimento, con la passione, con le cose belle ci fa appassionare a Lui. E siccome è anche un bravo papà, quindi passa dal seduttore al papà e comincia a renderci responsabili nel nostro cammino di fede. Ci chiede impegno, sacrificio, rinuncia. Perché ci vuole cristiani maturi. Nel cammino di
fede succede poi, che arriva la sofferenza. E in noi i turbamenti prendono il sopravvento e cominciamo a rimpiangere il giorno in cui abbiamo fatto entrare Cristo nelle nostre vite.
Ma il “rallegrati” ci aiuta a capire che -sempre- l’impegno per Dio è direttamente proporzionale alla gioia immensa preparata da Lui per noi.
“Lo Spirito Santo stenderà su di te la sua ombra” questa è la prima Pentecoste, che è avvenuta nel capitolo primo di Luca, e non nel capitolo due degli Atti degli Apostoli. La prima Pentecoste è quella personale di Maria.
Non si parlava, prima, di uno Spirito Santo. Nella Bibbia non c’era alcun riferimento. Dio “scomoda” tutto il Corpo Celestiale: Angeli, Arcangeli, lo Spirito Santo per scendere su Maria e dire, “non ti preoccupare, se prenderai questo impegno la promessa è grande”. “Egli sarà grande sarà chiamato Figlio dell’Altissimo”.
Il sì di Maria ha comportato innumerevoli difficoltà. Eppure non si può dire che Maria è stata una donna triste. Anzi è stata la donna della gioia, la donna del sì. Nonostante essere fedele a Dio le sia costato tantissimo.
Provate a immaginare anche semplicemente quel sì nell’ottica di una gravidanza prima del matrimonio quanto le sia costato. Oltre il bieco pettegolezzo, ai tempi della Vergine Maria, una gravidanza extra matrimoniale, significava la morte.
Maria ha detto a Dio, io ti dico sì. Anche a costo della morte.
La Vergine Maria lo sapeva bene, “Meditava nel suo cuore la Parola di Dio”. La Parola di Dio ai tempi di Gesù era la Legge, era la Torah, e parlava chiaro: se una donna era gravida fuori dal matrimonio, doveva essere lapidata.
Quel ‘rallegrati’ conserva contemporaneamente la promessa e il coraggio insiti nella scelta di fare la Volontà di Dio.
Pensiamo alle nostre vita. A quando siamo stanchi del cammino, e forse non sentiamo più Dio. In quelle circostanze dobbiamo renderci conto che, a volte, non bisogna sentire, basta scegliere l’amore vero. E’ quando si sceglie, non quando si sente, l’amore vero che io decido di amarti. Non le sensazioni, ma la scelta profonda e ragionata che porta
a scoprire la gioia, l’amore. E tanti sentimenti nuovi.
La Vergine Maria sa che in quel momento sta per iniziare il suo calvario. Eppure si meraviglia, “Come è possibile io non conosco uomo”.
Era vergine. “ Lo Spirito Santo stenderà su di te la Sua ombra”. E’ Dio ad unirsi con la Vergine Maria.
Ecco è un altro spunto di riflessione. Dio si fida, lo abbiamo detto tante volte, dell’essere umano. Dio affida la salvezza nelle mani di una donna. Dio si fida della Vergine Maria. Dio ama l’umanità.
E noi quanto amiamo l’umanità, il nostro prossimo? Dentro di noi c’è sempre qualcuno di cui non riusciamo a fidarci.
Ci pensiamo, qualche volta, al fatto che se la Vergine Maria avesse detto no, noi non avremmo avuto Gesù?
Lei si è fidata perché Dio si è fidato di Lei. E questo, per noi, è fondamentale. Nel momento storico in cui ci troviamo, viviamo solo di sfiducia. Ormai la vita degli esseri umani è così: fino a diciotto anni la mania di onnipotenza -convinti di poter scappare da ogni pericolo- ignorano il fatto che ci sono esperienze da cui non si può tornare, ci sono esperienze che ti bruciano la vita.
Poi diventiamo adulti, e pensiamo ad apparire in un certo modo, guai ad essere tristi. Dobbiamo sempre dimostrare chissà che cosa, ma dentro ci sentiamo impotenti. Ma non pensiamo mai alla potenza che c’è nella fiducia che Dio ci ha dato chiamandoci alla vita. Così come non pensiamo alla fiducia data alla Vergine Maria, che dovrebbe essere il
nostro modello. Perché in Lei possiamo ricordarci quanto siamo importanti per Dio. Quanto siamo preziosi, e il desiderio che ha Lui di fare grandi cose per e con noi.
Dio si china sempre sulla povertà e la fa fiorire in qualcosa di grandioso.
Dobbiamo imitare Dio in questo, e imparare a dare fiducia. Dai tempi di Freud e Nietzsche abbiamo smesso di fidarci. Anzi abbiamo eletto la sfiducia a sistema di vita.
E invece Dio ci invita ad aprirci alla vita! Che bello vedere che attraverso la tua fiducia, un altro può fiorire. E’ il miracolo più bello che si possa vedere. Dio ha fatto così con noi, a partire dalla Vergine Maria.
La Vergine Maria ci offre un altro spunto di riflessione. La prima cosa che fa, ci dice il Vangelo, è mettersi in cammino verso la regione montuosa. Là dove vivevano le famiglie sacerdotali. Si mette in cammino mettendo da parte tutti i pensieri di chi aspetta un figlio. Supera l’egoismo e va. Fiducia che Lei ottiene da Dio. Fiducia che siamo chiamati a dare agli altri, da parte di Dio.
La fiducia ci fa dimenticare di tutto. Della sofferenza e del dolore. Ci fa andare.
Così fa Maria. Accetta di affrontare ogni cosa perché è consapevole del dono enorme che le ha fatto Dio: Gesù era stato concepito dentro di Lei. Quante volte Gesù è stato concepito dentro di te? Puoi chiederti, veramente? A quante Messe hai partecipato? Quante volte, cioè, lo stesso Gesù che si è incarnato nel ventre della Vergine Maria, si è incarnato nel tuo ventre perché tu lo hai mangiato attraverso l’Eucarestia? Ma il frutto dov’è? A chi lo hai annunciato? Verso chi ti sei messo in viaggio senza aver paura neanche della stanchezza?
“Se aveste fede quanto un granello di senape potreste dire a questo monte spostati”, Gesù si riferiva alle montagne che sopravvivono nei cuori della gente. Sono quelle montagne che siamo chiamati a spostare.
Tenendo anche mente le parole di Sant’Ignazio di Loyola, “Non è tanto importante sapere, ma ciò che sazia interiormente l’anima”.
TI ASPETTIAMO GIOVEDÌ PROSSIMO PER LA CATECHESI BIBLICA