Caritas: Rapporto 2015 sulle politiche contro la povertà in Italia
La pubblicazione del secondo Rapporto sulle politiche contro la povertà in Italia giunge in un tempo difficile per il nostro paese, nonché di riflessione e di cambiamento per la chiesa universale e per quella italiana.
Il Sinodo per la famiglia del prossimo ottobre, la prospettiva del Convegno ecclesiale di Firenze e la sua domanda sulla costruzione di un nuovo umanesimo, il Giubileo della Misericordia vanno riletti dentro il grande dono della enciclica “Laudato si’”di Papa Francesco. “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato. L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune” (Laudato si’, n. 13).
Da queste parole del Papa emerge con forza l’esigenza di un ripensamento dei nostri stili di vita e delle politiche sociali ed economiche, per rispondere alla domanda di Papa Francesco: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi? » (LS 160). La proposta è quella di una
«ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali» (LS 137) e si opponga alla cultura dello scarto. Nella consapevolezza che «Il mercato da solo […] non garantisce lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale» (LS 109).A livello globale, già in questi ultimi mesi del 2015, ci attendono grandi sfide: vengono lanciati gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS/SDGs, Sustainable Development Goals)1 e i governi – dal 30 novembre all’11 dicembre prossimi – negozieranno un nuovo accordo sul clima durante la Conferenza di Parigi. Nel nostro paese gli ultimi dati Istat parlano ancora di oltre 4 milioni di poveri assoluti e nei centri Caritas crescono le richieste di aiuti economici e materiali, insieme al bisogno di ascolto. Le ragioni ultime delle troppe iniquità che affliggono sono certamente molteplici, ma tutte riconducibili a un’unica parola: esclusione, in tutte le sue forme. Esclusione dalla terra, dal reddito, dal lavoro, dal salario, dalla vita, dalla cittadinanza. C’è allora bisogno di un’alternativa all’approccio attuale, nella quale la coesione e l’inclusione sociale assumano un ruolo altrettanto significativo rispetto alla dimensione economica. Occorre riattivare la solidarietà tra popoli, Paesi, città e persone e impegnarsi per il bene comune. Questo significa fare scelte solidali sulla base di «una opzione preferenziale per i più poveri» (LS 158) comprendendo che «rinunciare ad investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società» (LS 128). Un chiaro monito per la politica, ma anche per la carità.
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